Archivio Autore

scritto da su Poesia

Bidental

 

Sotto un cielo color

bucchero leggiamo

i resti della cena,

ricostruiamo un

ciglio d’antenato,

un dito, la direzione

del prossimo nostro

andare

quando

un lampo ti illumina

gli anelli concentrici

del viso:

ti vedo

l’orecchio smangiato,

un frammento di ceramica

per mano, una lingua

che può scomparire

all’improvviso.

 

 

 

Coi visi bianchi

come licheni

facciamo nodi

all’erba prima

di scendere

nel fumo e il

suo ferro,

gli scalini

che ci affettano

le ombre.

 

 

nel bosco, Baratti

+

sono venuta a potare

prima un respiro di

acqua e poi di sasso,

a stare al passo con

l’evaporare delle alghe

 

sono venuta a cercare

le voci arrochite, le corde

sfilate, le tracce

che si perdono nell’erica

 

sono venuta a sudare

le tossine della mia storia,

a portare le spore sotto

le suole, ad aprire il

libro del lì

 

sono venuta a studiare

il disfare, la piega dell’erba,

a mandare avanti la coda,

a vedere il colore di un odore

in controluce

 

 

ho seguito l’altro cane che sono

cercare nella biblioteca delle ossa.

 

brughiera

+

La discenderia

 

 

È alla radura che si apre il fotogramma:

il tuo viso che vira al cinabro del rimpianto,

io con la mia goccia di mercurio già sul labbro.

Dal cupo della gola cerchiamo

quanto è in fondo allo specchio.

 

Le querce e i cerri qui sono capovolti: puntellano un sotto

che minaccia la frana ad ogni passo, gallerie

che ci portano a serrature senza porte.

 

L’acqua che era seccata ritrova ora il suo punto di rugiada

nel tuo polmone sinistro:

ti si riempie al ritmo della voce, porta

la luce scivolata via dagli occhi

in questi torti trafori nel passato, riporta quel verde alle foglie.

 

Sono vene affaticate che a volte non reggono l’ago del ricordo

che è come fulminato tra due mani che scavano radici

 

e allora inciampiamo per la luce infittita e

raccogliamo certi sassi

che spremuti ci riportino a gocce dentro casa.

 

 

Miniera del Siele

 

 

 

 

 

 

 

Filaments

Nov
2024
25

scritto da su Novità

Filaments

scritto da su Installazioni

Da “Filamenti”

Ott
2020
07

scritto da su Poesia

In quell’aprirmi al
mondo c’è il tuo
viso e il taglio
che mi ha fatta
sola:
un nodo
per ricordare
al mio piede
la tua mano.
*
Un giorno la parola
“quella“ non esce,
resta materia in attesa:
tappeto tirato via
da sotto i piedi
resti ferma cercando
di trovarne il suono
nella stanza.
*
Questo tuo mordere è
per acchiappare
il mondo, tentare
di portarne un pezzo
via con te.
*
Non c’è prenotazione
a questo viaggio:
si nasce
prenotati ed è
un continuo
fare e disfare
di valige, controllare
che fra le mani
le carte
siano tutte.
*
E’ un continuo voltarsi:
quale è la lingua
che traccia il
proseguire, la mano
che pareggia
la terra dentro
l’orma?
esserci
nell’assenza,
verticali.
*
Un fulmine, una contrazione. Pioggia come pallottole
ci tempesta da giorni, le punte degli alberi convergono
qui troppi elettroni. La tua memoria fuma, ingolfa
come nebbia ai vetri.

*

Al tavolo da ore: c’è come un vibrare di piatti all’altezza
del polso, la manica + una tenda per il sangue.
Fuori, il colore è di inverno sguinzagliato. Ritorni, tra
nuvola e suolo.
*
Il tuo respiro tagliato, annodato e ricucito: la luce ti
attraversa e tu ne bevi tutto l’ossigeno, in un sorso.
Questo tramonto ha il colore della lava che si fredda.
La terra è impastata di ombre.
*
Ti ascolto, hai il respiro pesante. Rivivi le scosse del tuo
tornare in vita. Un orecchio alla parola e uno al silenzio.
*
Giornate quando
si potesse inserire
l’alluce alla
presa: irradiarsi,
sciogliersi di luce,
riannodarsi al filamento
primo.

scritto da su Installazioni

P1110659P1110660P1110688

scritto da su Poesia

Quando l’occhio si oscura
non cercare il calore della
mano che la palpebra abbassa,
scappa la melodia della parola,
la voce che ti sorride coi denti rifatti.

Se la lingua è mondo, è
specchio, trovatici con la pupilla
spalancata, pescaci da quel nero
quell’inchiostro che dica la parola
verticale. Alla sua ombra crescono
domande, si fa spazio
al respiro del pensare.

Non parola orizzontale che sommerge,
ma il bianco dei margini, la pausa che
copre l’assenza tra te e me.

|| Read more

scritto da su Installazioni

Foresta Bianca Foresta Bianca

Foresta Bianca

scritto da su Installazioni

pazienza 2010

Pazienza

scritto da su Installazioni

“With just the door ajar”, Galleria La Corte, Firenze 2010

scritto da su Installazioni

“Le ossa non sono poi così solide”, Museo della Specola, Firenze 2010